anno 2006

Le emozioni di NOI pellegrini

sul Cammino di Santiago

in bicicletta

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Marisa.

 

La prima volta che mio marito mi chiese di andare con lui sul cammino di Santiago di Compostela non risposi. Mio marito aveva già percorso i 1200 km che separano il Santuario Madonna delle Rose di Albano s.A. dal Santuario di Lourdes. Per lui, allenato per le randonnee, non erano poi tanti. Per me pur abituata alle biciclettate domenicali, il pensiero di fare 800 km e di essere tutti i giorni in sella, qualche timore l’aveva creato. L’anno scorso, al rientro da Lourdes, mi ha convinto. Abbiamo deciso di andare noi soli in pellegrinaggio a Santiago.

Un pellegrinaggio ha sempre un motivo, un desiderio personale da chiedere. E’ per quello che siamo partiti noi due soli, ma non siamo partiti allo sbaraglio. Prima di partire per quasi un anno sul nostro comodino ci sono state e ci sono tuttora due pubblicazioni sul cammino e non si spegne la luce se non dopo aver letto qualche pagina. Una settimana prima di partire il nostro desiderio si era realizzato. Non per questo abbiamo rinunciato al cammino.

 

Cecilio.

 

Domenica 23 luglio siamo partiti in auto, meta St. Jean-Pied-de-Port e lunedì di buon ora, dopo aver sistemato i bagagli sulle nostre biciclette, abbiamo iniziato il nostro viaggio con molti dubbi e paure. Appena partiti abbiamo capito subito che non sarebbe stata la solita uscita domenicale, spingere sui pedali con tutto quel peso sulla bici non era per niente facile. Il tanto temuto passo di Roncisvalles è stato meno impegnativo di quelli che abbiamo dovuto affrontare prima di giungere a Santiago: il Pedraja, il Cruz De Hierro, il Cebreiro e tutti i saliscendi spagnoli, solo la meseta ci ha dato respiro; oltre non c’è un km di pianura.

 

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Lunedì sera ci siamo fermati dopo 78 km e 1300 mt. di dislivello, dopo aver riposato in una delle tante piazze di Pamplona, abbiamo gironzolato per la città famosa per la festa di San Firmino, poi ci siamo rimessi in viaggio per raggiungere Cizur Mayor; l’accoglienza all’albergue del pellegrino è stata cordiale, la signora ha fatto di tutto per metterci a nostro agio, gentilissima.

 

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Martedì mattina alle 7,06 ci siamo rimessi in viaggio: un continuo saliscendi e un temporale a due km dalla nostra meta ha ritardato l’arrivo, ma dopo 107,9 km con 1300 mt. di dislivello, ci siamo fermati a Navarrete. Non abbiamo trovato l’accoglienza della sera prima, un camerata affollata, un sottotetto molto caldo e pieno di viandanti ci ha fatto dormire poco. In mattinata avevamo incontrato FAUSTO e ROBERTO dopo aver pedalato un po’ di chilometri e preso un caffè assieme ci siamo salutati, con la promessa che ci saremmo rivisti a Santiago. Non è andata così: infatti ci risiamo rivisti due volte lo stesso giorno e poi il giorno dopo, e se non ci vedevamo ci sentivamo al telefono.

 

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Ci noi siamo a Santiago. Noi, quasi nonni, siamo partiti soli e abbiamo trovato amici: questo è il cammino! 

 

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Il terzo giorno si riparte alle 6,59; un po’ di fatica comincia a farsi sentire.  Il caldo non aiuta il nostro andare.  Stanchi sfiniti dopo 138,2 km e 1315 mt. di dislivello arriviamo a Hontanas, un bel paesino, buona la accoglienza, camerata fresca; dopo una buona cena quattro passi ed un sorso d’acqua fresca della fontana hanno rimesso in sesto le nostra ossa.  Ore 22,00 giù in branda; dormito bene.

 

 Il quarto giorno si parte alle 7,13: sarà giornata con più km: 143,4 ma con meno dislivello: 580 mt. La meseta ha dato recupero al nostro fisico, ma nel pomeriggio un temporale ha rallentato il nostro pedalare.  Giunti a El Burgo Ranero c’erano solo 4 posti e non ci hanno ospitato: aspettavano pellegrini a piedi.  Sotto una pioggia incessante siamo partiti per Mansilla de las Mulas: avevo letto di un bel Albergue; invece ci siamo trovati in un posto buio con materassi per terra senza spazio tra uno e l’altro.

 

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Non ci siamo fermati, era uscito il sole e siamo ripartiti per Puente Villarente: un nuovo Albergue non eccezionale ma non affollato; infatti nella camera con 12 letti eravamo noi soli.  La ragazza dell’Albergue ci ha fatto da taxi e siamo andati a cena a Leon, abbiamo gironzolato fino alle 23,30.

 

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Ore 7,00 quinto giorno. Dopo la pianura fino ad Astorga ci aspetta il passo Cruz de Hierro: una bella salita, sembrava sempre d’essere arrivati ma non finiva mai.   Pervenunti alla vetta il panorama era da cartolina. Dopo 115,5 km e 1205 mt. di dislivello siamo giunti a Ponferrada: ottima l’accoglienza con marito e moglie italiani come interpreti, un bella camera fresca con 8 posti letto; per la cena siamo saliti in centro, anche questo un bel paese.

 

Sesto giorno.  Ci aspettano 125,5 km con 1820 mt. di dislivello e il tanto temuto O Cebreiro con i suoi pezzi maledettamente in salita; quando credi che sia finita ti toccano tutti gli strappi e la discesa ripidissima dove i miei freni per il peso delle borse hanno cominciato a consumarsi. Volevamo fermarci a Barbadelo ma l’avevamo ormai oltrepassato.  Puntiamo su Ferreiros: mai scelta più sbagliata potevamo fare.

 

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Dopo 7 km di sterrato, con mia moglie sfinita, la signora non ha avuto pietà di noi; ha cominciato a dire di andarsene, che non c’era posto.  Alla nostra richiesta che ormai erano le 19,00 e ci saremmo accontentati di dormire ovunque, con maleducazione ci ha detto di andare a Portomarin. Non c’era altra scelta: siamo ripartiti.

Dopo le otto giunti a Portomarin, l’Albergo del pellegrino è ancora pieno.  Noi, che volevamo fare i pellegrini fino in fondo, abbiamo ripiegato per il centro sportivo dove si poteva anche dormire, con un euro ma per terra. Ho chiesto al gestore del centro sportivo se c’era un albergo e ci ha suggerito il Posada del Camino.  Ottima l’accoglienza del titolare, buonissima la cena con un’insalata da favola, acqua, vino dolce. Al momento di pagare ha rimandato il tutto al mattino.

Una bella passeggiata in centro, una birra, quattro chiacchiere con un ragazzo di Genova che avevamo incrociato il secondo giorno e rivisti alla sera, sembrava di non essere poi così soli. Se leggesse queste righe ci può chiamare: saremmo felici di rincontrarlo. Il mattino dopo una buona colazione e saldato il conto, veramente poco per quello che abbiamo avuto, salutato il titolare del Posada del Camino, siamo partiti per Santiago.

 

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Domenica 30 luglio: km 111,5 e 1430 mt. di dislivello.

Sveglia alle 6,00: per noi è un bel giorno, l’ultimo... ma piove una pioggia fitta che non frena la nostra voglia di partire ed arrivare. Ore 7,15 incuranti del buio e del freddo si parte; la strada sempre in salita, i primi km con i pellegrini a piedi passano bene ma poi quando si è soli si parla poco, ci si guarda per capire ma dal nostro viso traspare fatica, tensione, gioia, emozione.  Avevo la pelle d’oca, non ho vergogna a dirlo, ho pianto per la paura che qualcosa fermasse il nostro pellegrinaggio a pochi km dalla meta. Marisa è stata grande: ha capito e non si persa d’animo: “Dai, ormai ci siamo, non vedi che esce il sole! Santiago ci sta aspettando”.

 

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Dopo 820 km con 8.950 metri di dislivello (questi sono i dati del nostro contachilometri), affaticati ma felici alle 15,10 siamo entrati nella cattedrale: il nostro cammino e il nostro sogno realizzati.

Usciti dalla cattedrale un abbraccio, un bacio a mia moglie che è stata grandissima. Confesso che i primi due giorni mi sono chiesto come mai l’avevo trascinata in un avventura così impegnativa, ma là, sulla grande piazza ho capito che durante il pedalare il più delle volte è stata Lei che ha avuto la voglia, la forza e la grinta per arrivare. Sono emozioni che non avevo mai provato prima. Invito tutte le donne che hanno un marito appassionato di ciclismo di fare con lui il cammino: non se ne pentiranno.

I pensieri, le emozioni che si provano alla visita delle tantissime chiese e luoghi di fede non so descriverle, sono da percorrere con la propria moglie, fidanzata, compagna, amica. In due diventa un cammino di fede e non solo.

 

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A quel punto non poteva mancare il timbro della credenziale per il rilascio della compostela.

 

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 Ora che la fatica è scomparsa e i nostri corpi hanno ripreso vigore, ci viene il desiderio di rifare il cammino con più calma e tranquillità per gustare di più quello che la fretta e la voglia di arrivare non ci ha lasciato vedere.

 

Marisa 25/02/49 e Cecilio 06/03/48

 

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