
Marisa.
La prima volta che
mio marito mi chiese di andare con lui sul cammino di Santiago di Compostela non
risposi. Mio marito aveva già percorso i 1200 km che separano il Santuario
Madonna delle Rose di Albano s.A. dal Santuario di Lourdes. Per lui, allenato
per le randonnee, non erano poi tanti. Per me pur abituata alle biciclettate
domenicali, il pensiero di fare 800 km e di essere tutti i giorni in sella,
qualche timore l’aveva creato. L’anno scorso, al rientro da Lourdes, mi ha
convinto. Abbiamo deciso di andare noi soli in pellegrinaggio a
Santiago.
Un pellegrinaggio
ha sempre un motivo, un desiderio personale da chiedere. E’ per quello che siamo
partiti noi due soli, ma non siamo partiti allo sbaraglio. Prima di partire per
quasi un anno sul nostro comodino ci sono state e ci sono tuttora due
pubblicazioni sul cammino e non si spegne la luce se non dopo aver letto qualche
pagina. Una settimana prima di partire il nostro desiderio si era realizzato.
Non per questo abbiamo rinunciato al cammino.
Cecilio.
Domenica 23
luglio siamo partiti in auto, meta St. Jean-Pied-de-Port e lunedì di buon
ora, dopo aver sistemato i bagagli sulle nostre biciclette, abbiamo iniziato il
nostro viaggio con molti dubbi e paure. Appena partiti abbiamo capito subito che
non sarebbe stata la solita uscita domenicale, spingere sui pedali con tutto
quel peso sulla bici non era per niente facile. Il tanto temuto passo di
Roncisvalles è stato meno impegnativo di quelli che abbiamo dovuto affrontare
prima di giungere a Santiago: il Pedraja, il Cruz De Hierro, il Cebreiro e tutti
i saliscendi spagnoli, solo la meseta ci ha dato respiro; oltre non c’è un km di
pianura.

Lunedì
sera ci
siamo fermati dopo 78 km e 1300 mt. di dislivello, dopo aver riposato in una
delle tante piazze di Pamplona, abbiamo gironzolato per la città famosa per la
festa di San Firmino, poi ci siamo rimessi in viaggio per raggiungere Cizur
Mayor; l’accoglienza all’albergue del pellegrino è stata cordiale, la
signora ha fatto di tutto per metterci a nostro agio,
gentilissima.


Martedì mattina
alle 7,06 ci siamo rimessi in viaggio: un continuo saliscendi e un temporale
a due km dalla nostra meta ha ritardato l’arrivo, ma dopo 107,9 km con 1300 mt.
di dislivello, ci siamo fermati a Navarrete. Non abbiamo trovato l’accoglienza
della sera prima, un camerata affollata, un sottotetto molto caldo e pieno di
viandanti ci ha fatto dormire poco. In mattinata avevamo incontrato FAUSTO e
ROBERTO dopo aver pedalato un po’ di chilometri e preso un caffè assieme ci siamo
salutati, con la promessa che ci saremmo rivisti a Santiago. Non è andata così:
infatti ci risiamo rivisti due volte lo stesso giorno e poi il giorno dopo, e se
non ci vedevamo ci sentivamo al telefono.

Ci noi siamo a Santiago.
Noi, quasi nonni, siamo partiti soli e abbiamo
trovato amici: questo è il
cammino!

Il terzo
giorno si riparte alle 6,59; un po’ di fatica comincia a farsi
sentire. Il caldo non aiuta il nostro andare. Stanchi sfiniti dopo
138,2 km e 1315 mt. di dislivello arriviamo a Hontanas, un bel paesino, buona
la accoglienza, camerata fresca; dopo una buona cena quattro passi ed un sorso
d’acqua fresca della fontana hanno rimesso in sesto le nostra ossa. Ore
22,00 giù in branda; dormito bene.
Il quarto
giorno si parte alle 7,13: sarà giornata con più km: 143,4 ma con meno
dislivello: 580 mt. La meseta ha dato recupero al nostro fisico, ma nel
pomeriggio un temporale ha rallentato il nostro pedalare. Giunti a El
Burgo Ranero c’erano solo 4 posti e non ci hanno ospitato: aspettavano
pellegrini a piedi. Sotto una pioggia incessante siamo partiti per
Mansilla de las Mulas: avevo letto di un bel Albergue; invece ci siamo trovati
in un posto buio con materassi per terra senza spazio tra uno e l’altro.

Non ci
siamo fermati, era uscito il sole e siamo ripartiti per Puente Villarente: un
nuovo Albergue non eccezionale ma non affollato; infatti nella camera con 12
letti eravamo noi soli. La ragazza dell’Albergue ci ha fatto da taxi e
siamo andati a cena a Leon, abbiamo gironzolato fino alle
23,30.


Ore 7,00 quinto
giorno. Dopo la pianura fino ad Astorga ci aspetta il passo Cruz de Hierro:
una bella salita, sembrava sempre d’essere arrivati ma non finiva
mai. Pervenunti alla vetta il panorama era da cartolina. Dopo 115,5
km e 1205 mt. di dislivello siamo giunti a Ponferrada: ottima l’accoglienza con
marito e moglie italiani come interpreti, un bella camera fresca con 8 posti
letto; per la cena siamo saliti in centro, anche questo un bel
paese.
Sesto
giorno. Ci aspettano 125,5 km con 1820 mt. di dislivello e il tanto
temuto O Cebreiro con i suoi pezzi maledettamente in salita; quando credi che
sia finita ti toccano tutti gli strappi e la discesa ripidissima dove i miei
freni per il peso delle borse hanno cominciato a consumarsi. Volevamo fermarci a
Barbadelo ma l’avevamo ormai oltrepassato. Puntiamo su Ferreiros: mai
scelta più sbagliata potevamo fare.


Dopo 7 km di sterrato, con mia moglie
sfinita, la signora non ha avuto pietà di noi; ha cominciato a dire di
andarsene, che non c’era posto. Alla nostra richiesta che ormai erano le
19,00 e ci saremmo accontentati di dormire ovunque, con maleducazione ci ha
detto di andare a Portomarin. Non c’era altra scelta: siamo ripartiti.
Dopo le
otto giunti a Portomarin, l’Albergo del pellegrino è ancora pieno. Noi,
che volevamo fare i pellegrini fino in fondo, abbiamo ripiegato per il centro
sportivo dove si poteva anche dormire, con un euro ma per terra. Ho chiesto al
gestore del centro sportivo se c’era un albergo e ci ha suggerito il Posada del
Camino. Ottima l’accoglienza del titolare, buonissima la cena con
un’insalata da favola, acqua, vino dolce. Al momento di pagare ha
rimandato il tutto al mattino.
Una bella passeggiata in centro, una birra,
quattro chiacchiere con un ragazzo di Genova che avevamo incrociato il secondo
giorno e rivisti alla sera, sembrava di non essere poi così soli. Se leggesse
queste righe ci può chiamare: saremmo felici di rincontrarlo. Il mattino dopo
una buona colazione e saldato il conto, veramente poco per quello che abbiamo
avuto, salutato il titolare del Posada del Camino, siamo partiti per
Santiago.

Domenica 30
luglio: km 111,5 e 1430 mt. di dislivello.
Sveglia alle 6,00: per noi è un
bel giorno, l’ultimo... ma piove una pioggia fitta che non frena la nostra
voglia di partire ed arrivare. Ore 7,15 incuranti del buio e del
freddo si parte; la strada sempre in salita, i primi km con i pellegrini a piedi
passano bene ma poi quando si è soli si parla poco, ci si guarda per capire ma
dal nostro viso traspare fatica, tensione, gioia, emozione. Avevo la pelle
d’oca, non ho vergogna a dirlo, ho pianto per la paura che qualcosa fermasse il
nostro pellegrinaggio a pochi km dalla meta. Marisa è stata grande: ha
capito e non si persa d’animo: “Dai, ormai ci siamo, non vedi che esce il sole!
Santiago ci sta aspettando”.

Dopo 820 km con
8.950 metri di dislivello (questi sono i dati del nostro contachilometri),
affaticati ma felici alle 15,10 siamo entrati nella cattedrale: il nostro
cammino e il nostro sogno realizzati.
Usciti dalla
cattedrale un abbraccio, un bacio a mia moglie che è stata grandissima.
Confesso che i primi due giorni mi sono chiesto come mai l’avevo trascinata in
un avventura così impegnativa, ma là,
sulla grande piazza ho capito che durante il pedalare il più delle volte è stata
Lei che ha avuto la voglia, la forza e la grinta per arrivare. Sono emozioni che
non avevo mai provato prima. Invito tutte le donne che hanno un marito
appassionato di ciclismo di fare con lui il cammino: non se ne
pentiranno.
I pensieri, le
emozioni che si provano alla visita delle tantissime chiese e luoghi di fede non
so descriverle, sono da percorrere con la propria moglie, fidanzata, compagna,
amica. In due diventa un cammino di fede e non solo.

A quel punto non
poteva mancare il timbro della credenziale per il rilascio della
compostela.


Ora che la fatica
è scomparsa e i nostri corpi hanno ripreso vigore, ci viene il desiderio di
rifare il cammino con più calma e tranquillità per gustare di più
quello che la fretta e la voglia di arrivare non ci ha lasciato
vedere.
Marisa 25/02/49 e Cecilio 06/03/48
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