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anno 2008    

  

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il Racconto

SI PARTE...

 

Lunedi 21 luglio io e Mimmo partiamo per la grande avventura che mai avrei pensato si potesse realizzare. Ed invece eccomi qui seduto sull’aereo per un volo interminabile. Io che mai avevo attraversato l’oceano e mai avevo visitato gli Usa, partivo per attraversare tutta l’America in bicicletta, la famosa Coast-to-Coast America.

A differenza delle altre volte quando si partiva per una randonnèe, stavolta i dubbi e paure erano molto di più, come molto di più era la nostra determinazione a non mollare e riuscire nell’impresa. Nonostante quasi tutti ci avessero scambiati per “matti”. E non so quanti pensassero che ce l’avremmo fatta ma noi eravamo sicuri che anche l’America sarebbe entrata nel nostro libro dei ricordi.

 

Il 22 Luglio. La mattinata la passiamo a montare e controllare la bicicletta copertoni nuovi, doppio nastro sul manubrio, nulla viene lasciato al caso, la bici deve essere in ottime condizioni, per i prossimi 20 giorni sarà la nostra compagna di viaggio. Nel pomeriggio ne approfittiamo per visitare San Diego.

 

Il 23 luglio. Sveglia alle 4,30 dopo una notte insonne per il fuso orario, pronti si parte. Sono le 6,10 e lasciamo alle spalle San Diego in California, Oceano Pacifico e penso che quando rivedrò l’oceano atlantico saranno passati 20 giorni e 5000 km. E’ il regalo che ho tanto desiderato per i miei 60 anni, attraversare l’America in bici, mi viene la pelle d’oca, mi avvicino a Mimmo e l’abbraccio, i nostri sguardi si incrociano per un attimo, non riusciamo a dire una parola. La strada è subito in salita, 80 km. impegnativi. Inizio la discesa con qualche timore, comincia a fare caldo. Purtroppo quando siamo entrati nel deserto i 53 gradi e la mancanza di acqua, ha rallentato la mia marcia.

225 km - 2350 mt. Dislivello.

 

24 Luglio. Si parte alla 5,30 ancora dopo una notte insonne, dopo un’ora o due mi sveglio e non mi riaddormento. La partenza è lenta man mano che il sole si alza la temperatura aumenta entriamo nel deserto dell’Arizona, paesaggio bellissimo che ci distrae in parte dalla calura, 55 gradi sono veramente tanti, ad ogni occasione ci fermiamo per prendere ghiaccio, ci riempiamo le borracce e non solo, nelle tasche della maglia nei pantaloncini nei calzini ovunque si possa infilare del ghiaccio, chi è attrezzato con il “camelbak” lo riempie e dopo 5 minuti è acqua. Ci stiamo abituando.

235 km – 901 mt. Dislivello.

 

25 Luglio. Oggi sarà una tappa difficile si parte in salita poi poca pianura ed ancora salita in cima alla quale per 5 minuti ha grandinato, mi fermo un momento e ne approfitto per leggere il messaggio che è arrivato a metà salita “Ciao come si pedala sulla route 66? Un abbraccio Lucia Giuseppe e nipoti”. Loro erano appena tornati dagli Usa ed avevano fatto anche loro la famosa 66 ma in auto. Riparto, a metà discesa la temperatura era già insopportabile, quando arrivi in fondo e hai fatto 40 km di discesa ripida hai i polsi e le braccia che sono doloranti.

219 km – 2815 mt. Dislivello.

 

26 Luglio. Una delle tappe in cui ho rivissuto momenti della mia infanzia, attraversando paesaggi visti da piccolo nei film western. La brezza fresca del mattino sul mio viso mi ha riportato alla mente quando da bambino seduto sul seggiolino della bici di mio padre tornavamo dall’ospedale dove andavamo a trovare la mia sorellina Piera. Senza accorgermi ero al telefono con lei, incurante di che ora fosse in Italia “Ciao Piera sono in Arizona qui tutto bene e lì? Anche qui. Sai adesso che c’è di mezzo l’oceano ti penso di più di quando eri a casa. Anch’io! Senza aspettare la risposta avevo già riattaccato, un nodo alla gola, e l’emozione mi impedivano di parlare.

Oggi 5 ore per percorrere 74 km di salita e 5 ore per fare 142 km di pianura e discesa.

216 km – 2317 mt. Dislivello.

 

27 Luglio - Quinta tappa la Monument Valley la tappa più bella finora, un paesaggio da cartolina, con arrivo a Bluff. Impossibile raccontare quello che abbiamo visto oggi.

226 km – 1300 mt. Dislivello.

 

28 Luglio. Oggi attraversiamo lo stato dell’Utah ed entriamo in Colorado, si comincia a vedere un po’ di verde, come solito tappa impegnativa con arrivo a Durango bellissima cittadina con Saloon tipici. Cena abbondante con carne buonissima con salse, birra e coca cola a volontà.

224 km – 2780 mt. Dislivello.

 

29 Luglio. La tappa più temuta, i 3200 mt. Della cima Vetta Pass. Dopo 100 km di “roller” che da noi vengono chiamati “mangia e bevi” iniziano i 60 km di salita, devo dire che ho pedalato benissimo, quasi tutta con il 39/29 non sono arrivato ultimo anche se qui le posizioni contano poco ma poi alla fine tutti le guardano. Purtroppo io al mattino ho l’abitudine di bere un borraccia d’acqua prima di colazione, e questo mi crea dei problemi fisiologici che mi costringono a fermarmi anche 3/4 volte, dopo la prima sosta dove anche altri ne approfittano, alla seconda o terza non si ferma più nessuno ed è così che mi vedo costretto a fare anche 30/40 km da solo ad inseguire il gruppo. Questa mattina, ho iniziato la salita per ultimo ma poco a poco recuperavo. Nel silenzio e nella solitudine della salita ascoltavo il battito ritmico e regolare del mio cuore, in quel momento ho rivissuto un brutto ricordo della mia adolescenza. Mi sono rivisto davanti al medico di condotta (mai visto prima di allora) con un affare appoggiato al mio cuore ed un tubo che andava al suo orecchio (anche quello mai visto) e continuava a scuotere la testa finché sbotto: “Basta che scèt che al pol piò zoga al balù” (Basta questo ragazzo non può più giocare a pallone). Sospetto soffio al cuore. Qualsiasi punizione mi aspettavo da quel signore ma non che io non potessi più giocare a pallone. Io, non per presunzione ma promessa calcistica, da quel giorno non ho più praticato nessun sport, finché ho scoperto la bicicletta. Forse troppo tardi? No se a 60 anni sto attraversando l’America, in bici. Anche se in quel momento ero solo, sapevo che mia moglie, e i miei figli erano con me. Ho ricordato mio Padre mia Madre, Roberto e gli amici scomparsi, Ho pregato per loro perche sicuramente mi hanno sempre protetto nelle mie uscite in bici e ancor di più in America. In cima ad aspettarmi c’era Mimmo: “Hai visto che ce l’hai fatta!?!” emozionatissimi come due bambini ci siamo scambiati un “cinque”. Gli ultimi 80 km sono sempre stato davanti a “tirare” e all’arrivo Fabrizio, Ermanno, e Nico si sono meravigliati delle mie doti di passista.

240 km – 2790 mt. Dislivello.

 

30 Luglio. Partenza alle 6,30 perchè abbiamo cambiato il fuso orario ed abbiamo dormito un ora in meno la differenza con l’Italia è di 8 ore, e prima di arrivare a New York dovremo cambiarla ancora due volte così ci ruberanno ancora due ore di sonno. Oggi sembrava una tappa facile ma mi accorgo che qui di tappe facili non c’è ne sono per niente, la prima salita come la nostra Valle Rossa ma la seconda un misto tra il Colle Gallo e Selvino. Oggi nella seconda salita proprio in un tratto impegnativo arriva un messaggio, “ciao Zio sai che tutti mi chiedono se è vero che stai attraversando gli USA in bici”. Era mio nipote Mauro, lui è orgoglioso perchè le prime uscite in bici le ho fatte con lui.

237 km – 980 mt. Dislivello.

 

31 Luglio. La prima delle tre tappe quasi pianeggianti che ci aspettano nei prossimi giorni, ma è anche la più lunga. Oggi che era il mio terreno preferito una noiosa dissenteria mi ha rovinato in parte la giornata, comunque nonostante le fermate sono arrivato puntuale, spero che domani sia migliore.

312 Km - 450 mt. Dislivello.

 

1 Agosto. E’ la decima tappa stasera saremo a meta strada, Franco dice che dopo 10 giorni il tuo fisico si abitua e non senti più nessun dolore. Ma io parto con timore, la dissenteria è un virus silenzioso, in aprile in vacanza ho avuto anche 39 di febbre, ho paura che si faccia risentire, sarebbe la fine della mia avventura. I suggerimenti di Nico e Paolo, “mangia frutta bevi tantissimo e prendi fermenti lattici” hanno funzionato. Nessun problema, anzi nella prova speciale  con l’aiuto di Mimmo sono arrivato terzo.

243 km. – 280 mt. Dislivello.

 

2 Agosto. Tappa pianeggiante. Sono incavolato, non è possibile che siamo negli Usa e il mio cellulare spesso non dà il segnale, vorrei parlare con moglie e figli, sentire la mia nipotina Matilda, più volte ci provo durante il giorno ma non va. Inoltre il mio fondoschiena comincia ad averne abbastanza di stare seduto su quella sella che a forza di prendere buche si anche un pò afflosciata. Mi torna il buonumore pensando che tra due giorni arriveranno Marisa, Monia, Dimitri, Monica e Luca. Purtroppo non arriveranno Simon Michela e la mia nipotina Matilda, troppo piccola per un viaggio così lungo.

239 km. – 530 mt. Dislivello.

 

3 Agosto. E’ una tappa temuta ci sono tantissimi “roller” Sembra proprio che quando sono in difficoltà dall’altra parte dell’oceano qualcuno pensi a me, infatti arriva un messaggio una buona occasione per rifiatare, “Zio Cilio sei grande tanti auguri dai tuoi nipoti, primi tifosi Giacomo e Barbara, un abbraccio. Giacomo e Barbara oltre che essere miei “tifosi” sono anche due validi collaboratori del nostro team. Riparto con più grinta, raggiungo il gruppo e fino all’ora della pasta stiamo tutti assieme, poi nel finale rimaniamo io, Franco e Mauro.

290 km – mt. 1100 dislivello.

 

4 Agosto. Ore 6 stiamo per partire squilla il cellulare di Mimmo, il suo viso si rabbuia, “Come avete perso l’aereo!!??”: c’era nebbia a Fiumicino e il volo da Milano ha ritardato la partenza di Marisa, Monia, Dimitri, Monica e Luca. Stasera non arriveranno. E’ l’inizio di una giornata bruttissima. Dopo lunghe trattative, Nico tramite l’agenzia ha trovato un volo per domani con scalo a Boston ed arrivo ad Indianapolis; a questo punto anzichè venirci incontro ci aspetteranno la sera del 6 ad Anderson. Ma oggi per me è stata una giornata bruttissima e durissima, a 12 miglia dall’arrivo un colpo di calore ha fermato la mia corsa. Eravamo in gruppo io ho voluto tenere la loro media ma purtroppo sono rimasto senza acqua, e anzichè rallentare e proseguire da solo nella speranza di arrivare al ristoro con loro ho bruciato tutte le mie forze e d’improvviso mi sono bloccato per fortuna che Mimmo si è accorto e si è fermato. Non avevo più forza nelle gambe mi ha dato tutta la sua acqua sono ripartito ma non è stato sufficiente, c’era una salitella, a meta mi sono bloccato sono sceso dalla bici era la prima volta che mi succedeva, arrivato in cima mi sono accasciato, e sinceramente ricordo pochissimo di quel brutto quarto d’ora che ho fatto passare a Mimmo, Mario, Mauro, Marco, Nico e Paolo che Mimmo era riuscito richiamare per aiutarmi. Ricordo che non sentivo più le mani e dicevo: “Mimmo fammi parlare perchè sto male!”. Poi le voci di Paolo che diceva: ”Colpo di calore colpo di calore, zuccheri zuccheri”, e Nico che ripeteva “Ghiaccio!! Ghiaccio!!” mi sentivo gelare. Poi pian piano le mie mani cominciarono a formicolare, mi sono sentito un laccio stretto al braccio, era Mario che mi provava la pressione, Mauro, il nostro medico anche lui stremato dalla fatica, era seduto accanto e impartiva ordini. Io che chiedevo dove fosse mia moglie, loro che mi rincuoravano. Poi lentamente mi sono ripreso. Non so come avrei potuto dormire quella sera se nella nostra stanza non ci fossero stati Mario e Mauro: io che ho sempre voluto dormire solo con Mimmo e non con altri nella stessa stanza, quella sera ero contento che loro dormissero con noi.

230 km. – 1820 mt. Dislivello

 

5 Agosto. Notte tranquilla. Al risveglio Mauro mi prova la pressione, regolare, puoi partire. Parto con timore, mi aspettano i soliti “roller” e la paura di un altro colpo di calore. Mimmo mi rimane vicino, mi chiede spesso come sto, mi raccomanda di bere spesso ed io sistematicamente guardo l’orologio ed ogni cinque minuti bevo un sorso. Quando vedo Nico gli raccomando di comprarmi il camelbak, non voglio più rischiare di rimanere senza acqua. Le prime ore le passo ascoltando il mio corpo pian piano sento che sto bene. Giunto a San Louis mi disseto per benino, mangio molta frutta e indosso il mio camelbak, mi aspettano 80 km prima di mangiare la pasta. Dopo avere mangiato, ripartiamo tutti assieme c’è la prova speciale mancano ancora 60 km quasi tutti pianeggianti per un po’ “tira” Mimmo con Gianni alla sua ruota poi Mario ed io, quando Mimmo si sposta Gianni scatta prende un paio di metri nessuno si muove, io istintivamente mi alzo di sella e sono alle sue spalle, lui si volta mi guarda come per dire “Tu cosa ci fai alla mia ruota?” La velocità era altissima, Gianni sin dal primo giorno aveva fatto capire la sua vena puramente agonistica. Voleva vincere tutte le prove speciali. Dopo 30 km sull’ultimo “roller” ho dovuto “mollare” sono rimasto solo. No non ero solo avevo il mio camelbak, questo mi tranquillizzava, non sarei rimasto senza acqua. Ho cominciato a bere ed a bagnarmi le gambe, ho mangiato l’ultima barretta, e da solo ho pedalato gli ultimi 30 km ritrovandomi all’arrivo al secondo posto nella prova speciale. Dopo la brutta avventura del giorno prima ho capito che con il mio camelbak non avrei più avuto problemi.

291 km - 1500 mt. Dislivello.

 

6 Agosto - Stasera finalmente arrivano i “nostri”, parto contentissimo anche perchè il mio cellulare dà segni di vita, ed è cosi che chiamo Simon e Michela, voglio sentire la voce di Matilda perchè mi dicono che quando viene da noi in ufficio cerca il nonno, infatti la sento chiacchierare ma un nodo alla gola fa sì che riattacchi senza dire una parola. Oggi la tappa è stata particolarmente emozionante,  siamo andati all’università dove studiava Lisa, la figlia di Fabrizio, che purtroppo è morta in un incidente stradale, per l’occasione Fabrizio e la scuola hanno istituito una borsa di studio e noi siamo stati loro ospiti ed abbiamo lasciato un contributo per la borsa di studio. All’arrivo ad Anderson io e Mimmo abbiamo trovato ad aspettarci i nostri familiari. Quando ero partito da casa mia moglie e Monia dissero: chissà in che stato sarai quando arriveremo, sarai magrissimo pelle e ossa, invece io e Mimmo eravamo abbronzatissimi ed anche in ottima forma.

216 km - mt. 950 dislivello.

 

7 Agosto. Oggi è una tappa tranquilla l’unica dove siamo sempre stati tutti assieme perchè da domani fino all’arrivo saranno tappe con dislivelli da paura.

220 km - 700 mt. Dislivello.

 

8 Agosto. Parto un po’ triste oggi i “nostri” vanno a visitare le cascate del Niagara e stasera non tornano, si fermano la a dormire e li rivedremo domani sera. E’ bello la sera quando arrivi e trovi Marisa Monia Dimitri, Monica e Luca che ci aspettano, ti dicono subito dove andrai a dormire, dove si mangia, com’è l’albergo, sembra di essere a casa. Anche oggi in salita ero con Franco, pendenza 16% arriva in aiuto una telefonata, uno che parlava inglese mi chiedeva se stavo bene e se ero mister Testa io al momento risposi “yes no spich inglis! “cosà olete” solo dopo ho capito che era mio nipote Emiliano, aspetta ti passo la mamma, nel sentire la voce di mia sorella Luisa mi sono emozionato e ancora una volta ciao ciao sono in salita ti richiamo io ed ho riattaccato. Da lì in poi la salita è sembrata più dolce. Arrivato in cima ho preso coraggio ed ho chiamto Luisa, abbiamo fatto quattro chiachiere, salutami Piero (mio cognato). Con Giuseppe e Armando gli altri due miei fratelli non ho mai parlato, piu volte ho fatto il loro numero di telefono ma ancora prima che rispondessero riattaccavo. Troppe emozioni.

258 km - 3050 mt. Dislivello.

 

9 Agosto. Si parte, ormai siamo quasi alla fine, domani sarà la penultima tappa, quella con più dislivello. Non voglio annoiarvi con il solito racconto dei “roller” vi racconto com’è la nostra combriccola. Nico Valsesia l’organizzatore impeccabile di questa bellissima esperienza, solo lui che ha fatto ben 3 di Coast-to- Coast ed in una è arrivato secondo poteva organizzarla così bene, non è mancato nulla. Paolo instancabile autista, cuoco, navigatore, fotografo, sempre disponibile alle nostre richieste talvolta stranissime.

Giancarlo, guida meravigliosa, conosce l’America come pochi altri e abilissimo ad assegnare le camere, quando erano poche ed affollate, grande! Ed ora i ciclisti tra i quali una ragazza messicana chiamata Cristina che, con la sua presenza, ha dato quel tocco in più alla compagnia. Franco di Carugo che ha percorso la Como-Pechino ed all’arrivo ha detto che questa è molto più faticosa. Guido anche lui di Carugo, compagno di Franco se cercavi uno trovavi l’altro. Giorgio il taciturno di Bologna. Gianni di Modena parlava per tutti e non ci stava ad arrivare secondo ma purtroppo gli è capitato un paio di volte. Fabrizio di Reggio Emilia sempre pronto alla battuta e di una simpatia che solo gli emiliani hanno. Domenico, detto Nico dal fisico minuto che proprio non riusciva a bucare il vento. Ermanno l’altro bergamasco che abbiamo conosciuto sul posto ma lui sapeva tutto di noi. Marco detto lo “Svizzero” il piu giovane della compagnia. Mauro di Sondrio, il nostro medico di fiducia. Mario di Bormio che con Mimmo ha formato una coppia fortissima per loro salita, pianura, discesa, non cambiava nulla, inoltre quando qualcuno andava in crisi o se c’erano delle forature erano sempre loro a fermarsi e ricompattare il gruppo. Mimmo cosa posso dire di Mimmo? Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. “Grandissimo”

Ed infine c’ero anch’io, dal momento che sto scrivendo, vi racconto un pò di me. La vita del passista/velocista, visto il percorso, non era facile. Chissà perchè lo scalatore o meglio chi crede di essere più forte in salita crede di essere il ciclista ideale, fa niente se in pianura non riesce a tenere il passo. Ho visto pochi scalatori vincere delle grandi classiche.

I primi giorni Mimmo mi aspettava, io per stare con lui facevo molta fatica, sono riuscito a convincerlo di non aspettarmi. Così si son formati due gruppi. Quando ci ricompattavano e c’era troppo vento si cercava di stare a ruota di fare il ventaglio ma purtroppo solo 3 o 4 erano capaci di sfruttare la scia. Stare a ruota è un arte, io lo so fare benissimo. Chi non lo sa fare soffre. Uno diceva che lui andava forte sui roller, in realtà eravamo noi passisti che rallentavamo. Io per mia natura se nel gruppo c’è chi è più forte di me non “tiro”. Quando rimanevo con il secondo gruppo, se tiravo venivo richiamato perchè ho il vizio di “strappare” un paio di volte non ho ascoltato nessuno e me ne sono andato, l’unico che è riuscito a tenermi la ruota è stato Franco, altro grande passista.

215 km - 3450 mt. Dislivello.

 

10 Agosto. Mi sveglio ho mia moglie accanto, credo di sognare, noooo.....sono a casa, noooo....sono in America!! Ed è la penultima tappa. “Che bello”. Per dura che fosse non mi preoccupava più’ di tanto, negli ultimi giorni mi meravigliavo di come il mio corpo reagiva e sopportava tutti gli sforzi a cui veniva sottoposto.

Inoltre nei giorni scorsi avevo intrapreso una sfida tutta personale con i famosi ed odiatissimi “roller” Ed anche oggi mi preparavo alla sfida. Li guardavo da lontano come se loro potessero vedere il mio sguardo di sfida li prendevo in velocità, di potenza e li saltavo come se non esistessero. Che soddisfazione! Qualche volta a metà “roller” le gambe bruciavano, sembrava che qualcuno mi accendesse un fuoco sulle cosce, dovevo rallentare, mi mettevo a canticchiare, voltavo lo sguardo altrove come se in quel momento non fosse il “roller” ad averla vinta, ma io che non volevo infierire. Voi riderete, ma io mi divertivo.

249 km – 2100 mt. Dislivello.

 

11 Agosto. Ci siamo è l’ultima tappa. Un bacio a mia moglie e si parte. L’adrenalina alle stelle se Mauro mi provasse la pressione non mi lascerebbe partire. Sono 20 giorni che non piove stai a vedere che oggi prendiamo la pioggia che tanto abbiamo desiderato nel deserto. Oggi sarebbe fastidiosa, in quanto negli ultimi giorni alla partenza non ci sono più di 10 gradi, il cielo è nuvoloso e minaccioso, ma nessuno ci può fermare.

Inoltre sono venti giorni che ho voglia di cantare e mi metto a cantare “Le 5 ure de matina gò mia oia de lea so, la me mader che la usa salta fo o macaru…” mi guardano e chiedono a Mimmo “ma Cecilio è fuori stamattina”? Mimmo “No è la canzone che nel 2007 ci ha accompagnato nei brevetti per la Paris-Brest-Paris”.

4 ore e 30 minuti per fare 100 km con 1500 mt. di dislivello con pendenze del 16/18%, ma per fermarci c’è’ voluto un violentissimo temporale che ci ha costretti sotto un tettoia di fortuna. A quel punto vado in crisi, la paura di una caduta mi assilla non si può rovinare tutto all’ultimo giorno. Chiediamo a Nico di portarci tutti più avanti fuori dal temporale, risponde: “Non se ne parla nemmeno! Chi fa anche solo un metro sul  pullmino non ha diritto alla maglia di Finisher.”

Mimmo, Mario e gli altri aprono le valige prendono gli indumenti invernali e cominciano a vestirsi, dico a Mimmo “Dai saliamo sul furgone, non si può rischiare!” la sua risposta lapidaria “Neanche se mi sparano, mi fermo qui!” A malincuore mi avvicino al furgone dove ci sono Franco, Guido, Cristina ed Ermanno e insieme dicono “Meno male che Cecilio capisce qualcosa, dai vieni, ti facciamo posto”, senza guardarli li saluto, prendo dallo zaino il mio giubbino di goretex, mi metto un sacchetto di plastica sotto il casco e raggiungo Mimmo che ancora una volta mi sta aspettando. Chiedo a Mimmo di starmi vicino e lui “Non preoccuparti, stiamo insieme. Non vedi che ad est c’è il sole e a New York non piove.” Ci fermiamo al controllo, smette di piovere, mangio, la strada sta asciugando, guardo il cielo che è come me, si sta rasserenando. Comincio a pedalare senza fatica. Inizia una salita e supero i compagni di sempre, Fabrizio, Nico, Mauro, Giorgio, Marco, arrivo in cima con Mimmo e Mario, gli altri tutti dietro.

Ci sono ancora tanti km e 1600 mt. di dislivello prima di arrivare a New York, ma ormai nessuno mi ferma più’. Dopo essere arrivati nel New Yersey finalmente un cartello stradale con scritto New York 62 miglia, ecco dopo aver tanto sognato e sperato di vedere la Grande Mela, ora era lei che poteva aspettare il mio arrivo. Il ponte di Washington, Manhattan davanti a me, no non vorrei scendere dalla mia inseparabile Look.

Marisa, mia moglie, mi corre incontro, l’abbraccio fortissimo, un abbraccio che continua con Monia, Dimitri, Monica e Luca poi tutti gli altri ciclisti prima di cercare Mimmo. Senza dire una parola un lunghissimo abbraccio, era dal lontano 2000 e da San Diego che aspettavamo questo momento. Era finita? No, un altro momento emozionante quando Nico ci ha dato la tanto desiderata maglia di “finisher”. Lì era davvero fatta, ora siamo “finisher”

260 km - 3100 mt. Dislivello.

 

12 Agosto. New York abbiamo 4 giorni per visitarla non vi racconto nulla della grande mela, sicuramente l’avrete già vista, se no andateci ne vale la pena.

Come ho già scritto altre volte per fare quello che abbiamo fatto io e Mimmo ci vuole tantissima volontà ma non solo. Innanzitutto ci vuole una famiglia che condivide la tua passione, altrimenti diventa più difficile. Noi siamo riusciti a coinvolgere le nostre mogli ad uscire con noi in bici, e credetemi è una cosa bellissima. Un altro aspetto molto importante è la vita di tutti i giorni, riuscire ad allenarsi pur avendo un lavoro, non è semplice. La coast-to-coast è stata durissima, ma non di meno la preparazione. Dai primi di marzo alzarsi quasi tutti i giorni presto per uscire in bici, non sempre rientrare a pranzo, stare in sella 8/10 ore da solo è snervante. Anche l’alimentazione non può essere disordinata non che si debba rinunciare a tutto, quello che di buono ha la nostra cucina, ma un po’ d’attenzione ci vuole. Un altro aspetto da non trascurare è il tempo libero, è vero che se stai tante ore in sella come fai ad avere del tempo libero? io stavo in sella tante ore ma mia moglie no. I figli sono sposati hanno la loro casa noi siamo soli io seppur stanco se mia moglie mi chiedeva di uscire non ho mai detto una volta no. Abbiamo la passione del ballo liscio si usciva a ballare e anche se rientravo tardi al mattino ero puntuale in sella alla mia specialissima per uscite anche di 200/250 km. Mia moglie alcune sere vedeva che ero stanco allora si andava in citta alta per una passeggiata oppure a Sarnico per il gelato.

Sarnico, fare il conto delle volte che sono passato è impossibile, 20 giorni prima di partire per arrivare alla partenza in buone condizioni ho fatto due uscite di 200/250 km poi gli ultimi 15 giorni partivo alle 5 del mattino con il fresco senza colazione pedalavo per 2/3 ore quando rientravo facevo colazione e bevevo 2/3 litri d’acqua al giorno. Gli ultimi 15 giorni Albano-Sarnico-Tavernola e ritorno. Molti mi chiedono come si fa a fare più di 250 km al giorno per 20 giorni. Si può. Basta bere senza aver sete, mangiare senza aver fame e non aver fretta di arrivare.

In America alla sera andavamo a mangiare nei self service cinesi, giapponesi, messicani, tutto quello che era commestibile si mangiava anche con dei sapori che per noi abituati alla cucina mediterranea facevano schifo.

Come gia detto nel 2000 dopo la Roma Bergamo altri faranno quello che abbiamo fatto noi. E’ che noi l’abbiamo fatto prima e non è poco.

 

Ora dal momento che in America tutte le cose sono grandi vi do qualche grande numero:

 

Km percorsi sulla carta 4834, reali 5000 = Metri percorsi 5.000.000.

 

Ore in sella media 20 km ora = 250=15.000 minuti = 900.000 secondi

 

Dislivello 38.000 metri = 38.000.000 di millimetri.

 

Pedalate medie al minuto 75x15.000 Minuti = 1.050.000 pedalate.

Cecilo

 

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